lunedì 8 luglio 2013


PUO’ ANCORA ESISTERE UN TEATRO CATTOLICO?

di Linda Manfredini
Pubblicato su Riscossa Cristiana

traL'idea di lavorare a questo progetto, per far rifiorire un teatro di tradizione cattolica, mi è venuta circa un anno fa, dopo aver letto il discorso ai registi, autori ed attori tenuto da Papa Pio XII, nell’agosto del 1945, in Vaticano.

Tengo a precisare che la finalità di questo articolo non è di promuovere un nuovo spettacolo, né di promuovere una nuova compagnia, anzi, prendendo le mosse proprio da quelle sante parole, – dove si affermava la grande responsabilità data al Teatro e, in generale, all’Arte Drammatica verso l’anima dello spettatore - vorrei riuscire a catturare qualche anima bella, sperando che si voglia unire a noi, ad una regista ed un'autrice bisognose di fare teatro cattolico. E come si può fare teatro cattolico oggi?

Esiste un vieto pregiudizio, abbastanza diffuso, che mette in opposizione, quasi in reciproca ostilità, la Chiesa e la professione drammatica, ma è anche vero che le origini del teatro, pur essendo pagane, sono legate indissolubilmente alla sacralità ed al mistero.

A conferma della non ostilità del cattolicesimo al teatro, si può anche dire che Sant'Agostino, il quale ben conosceva l'arte drammatica, dopo la sua conversione, ha contribuito a far sì che essa non si perdesse, ma fosse messa a servizio della cristianità, la quale ha dato molti frutti, pensando alla grande, gloriosa, tradizione del teatro cattolico: dalle sacre rappresentazioni italiane, alle moralités francesi ed inglesi, agli autos sacramentales spagnoli, al rigoglioso teatro gesuita.. fino addirittura a certi tentativi nel XX secolo ad opera di Claudel, Bernanos e Von Hofmannsthal. Quindi, sempre nelle parole di Pio XII: “L'ufficio e la missione dell’arte rettamente usata è d'innalzare, mediante la vivezza della rappresentazione estetica, lo spirito ad un ideale intellettuale e morale, che oltrepassa la capacità dei sensi e il campo della materia, fino ad elevarlo verso Dio, Bene supremo e assoluta Bellezza, da cui ogni bene e ogni bellezza deriva (…) Quale magnifico campo di attività si offre pertanto a voi, autori drammatici, a voi, registi, a voi, critici teatrali! Spetta a voi di ristabilire il contatto fra il pubblico e le belle ed alte creazioni del genio umano, di lavorare alla rieducazione del buon gusto e alla onestà dei sentimenti, d'insegnare agli spettatori a scoprire essi stessi e a gustare i capolavori degni di tal nome, che presentate alla loro ammirazione.”

Noi non possiamo certamente negare quali furono le origini del teatro. Né possiamo elevarci a maestri, dato che siamo poveri peccatori pentiti e pronti a riparare. Noi vorremmo soltanto poter vivere facendo un teatro cattolico per elevare le anime e servire il Signore.

Mi si contesterà che già ci sono vari spettacoli cattolici e festival di teatro contenenti temi cattolici, sia in Italia che all'estero. Cosa rispondere.. ciò è innegabile.

Il problema per noi è un altro: a noi non basta più trattare temi cattolici, vorremmo di più... vivere il teatro da cattolici, ecco, formando una compagnia di cattolici praticanti che ripercorrano le origini sacre del teatro, esplorando il cattolicesimo in tutti i suoi misteri, per poterlo così donare a tutti gli spettatori.

Il pubblico di oggi è saturo di storie, di racconti e perciò avvezzo a scene di ogni genere. A questo pubblico non basta più di vedere un attore che interpreti un santo.. vuole di più, vuole crederci! È disperatamente bisognoso di tornare al mistero, alla sacralità, alla bellezza; la deriva del gusto collettivo è, purtroppo, un fatto innegabile, ma “… non sarebbe giusto di fare essa sola responsabile di simili pervertimenti, di attribuire alla sua stessa natura il gusto depravato della bruttezza e del male, o di crederla talmente indurita e assuefatta ai violenti incitamenti dei sensi da non essere più in grado di gustare piaceri onesti,quando le siano presentati in forma di reale bellezza. Esperienze recenti sono là a dimostrare che le vere e sane opere d'arte incontrano anche ora, anzi forse più che in passato, il favore non solo degl'«intellettuali», ma altresì delle classi popolari.” (Papa Pio XII, Discorso agli attori, registi ed autori, San Pietro in Vaticano, 25 agosto 1945)

Il mistero, il sacrificio, la santità, la passione di Nostro Signore, non si possono interpretare. Vanno vissute, meditandole ed amandole. Ecco, un teatro santo! O almeno che cerchi di farsi santo imitando Cristo, per santificare le anime degli spettatori. Perché per noi gli spettatori sono anime da salvare, anime da elevare. Noi li amiamo, quindi li vogliamo proteggere, nutrire con la verità, la bellezza, mettendo a servizio del Signore la nostra arte.

Noi non vogliamo mostrare, ma vorremmo salvare più anime possibili, -altro più grande risultato non si può sperare dalla Vera Arte - con la preghiera, il sacrificio, l'esempio e ricordando loro che esiste veramente il peccato e l'inferno, eterno.

Che bello sarebbe di poter così provare a servire insieme il Signore.


Bando per gli attori:

venerdì 21 giugno 2013

B A N D O



BANDO PER LA SELEZIONE DI ATTORI DA INSERIRE STABILMENTE NELLA NASCENTE COMPAGNIA DI TEATRO DI TRADIZIONE CATTOLICA

I testi saranno curati dell'autrice e drammaturga Edith Teresa Liccioli.

I laboratori con gli attori e la regia, saranno a cura della regista Linda Manfredini.

Si rende noto che è aperta la selezione di attori/attrici e persone interessate ad avvicinarsi all'arte drammatica, per iniziare una collaborazione permanente con la finalità di far rifiorire un teatro di tradizione cattolica, cercando di recuperare il teatro come linguaggio e mezzo per ristabilire il contatto fra il pubblico e le belle ed alte creazioni del genio umano, di lavorare alla rieducazione del buon gusto e alla onestà dei sentimenti, d'insegnare agli spettatori a scoprire essi stessi e a gustare i capolavori degni di tal nome, da presentare alla loro ammirazione, impegnandosi nella nobile missione dell'arte teatrale.

...

" .. Quanto a voi, attori ed attrici, è ben naturale, è ben comprensibile l'emozione intensa di gioia e di fierezza che invade l'animo vostro dinanzi a quel pubblico, tutto teso verso di voi, anelante, plaudente, fremente. Voi lo vedete soggiogato dall'arte vostra, voi sentite tutta la potenza della vostra azione sulle menti e sui cuori. Onore a quelli e a quelle che consapevoli della loro grave responsabilità, consci della nobiltà della loro missione, non scorgono nel loro influsso sulle anime che un mezzo per elevarle al di sopra della terra e farle salire verso l'ideale. Tali sono quegli attori e quelle attrici che non entrano in scena senza aver innalzato il loro pensiero e la loro intenzione a Dio, e non reca più sorpresa di vedere talvolta Cristo scegliere fra le vostre file spiriti superiori che Egli illumina e guida verso le altezze mistiche di una vita di perfezione. ..." ( Pio XII)

...

La presentazione della domanda di ammissione è aperta sia ad attori/attrici professionisti, giovani attori/attrici, che a persone volenterose di tutte le età, anche prive di precedente esperienza teatrale e disposte ad intraprendere con dedizione l'arte drammatica, le quali siano dotate di una buona memoria, posseggano un forte interesse nel teatro di tradizione cattolica, il rigore e l'impegno necessari per diventare membri stabili della nascente compagnia e che abbiano abbastanza tempo a disposizione da spendere per le prove e le rappresentazioni che avranno luogo nel territorio italiano.

Per valutare appieno le potenzialità dei candidati e dare a tutte le persone di buona volontà la possibilità di partecipare alla selezione, sarà tenuto un laboratorio dal 19 agosto fino al 6 settembre (dal lunedì al venerdì). Il laboratorio sarà completamente gratuito e si terrà in un delizioso borgo medievale della Toscana, dove i candidati avranno la possibilità di conoscersi e di lavorare insieme, sia individualmente che in gruppo, sulla dizione, voce (emissione vocale ed uso del diaframma), varie tecniche di recitazione, uso dello spazio scenico, azione fisica ed inoltre esplorare la prima traduzione e trasposizione in Italiano del testo 'I misteri della Messa', Auto sacramental di Pedro Calderón de la Barca, a cura dell'autrice e drammaturga Edith Teresa Liccioli.

Le selezioni degli attori, che saranno scelti per far parte della compagnia, saranno fatte dalla regista Linda Manfredini, la quale selezionerà i candidati valutando sia l'impegno che la qualità del lavoro svolto durante tutto il periodo del laboratorio, dove gli attori saranno diretti in varie prove di messa in scena della prima trasposizione del testo di Calderón de la Barca, avendo inoltre la possibilità di esibirsi durante alcune prove aperte al pubblico e riprese in video.

Alla fine del laboratorio sarà rilasciato un attestato di partecipazione.

Le prove e la messa in scena di 'I misteri della Messa' di Pedro Calderón de la Barca, che aprirà la prima stagione teatrale della compagnia, avranno luogo in data da definirsi, nel territorio italiano, durante il prossimo anno.  Eventuali futuri proventi saranno divisi equamente tra tutti i componenti della compagnia.

Gli attori della compagnia beneficeranno inoltre di una continua formazione drammatica che darà loro modo di sviluppare ed affinare la propria arte attoriale.  

Per fare domanda di ammissione al laboratorio sono richiesti:

- una lettera informale di presentazione, spiegando le motivazioni per cui si vuol far parte della compagnia;

- il curriculum vitae aggiornato con inclusa una foto (fototessera) del candidato/a;

- referenze scritte (verificabili):

chi ha già avuto un'esperienza attoriale, deve necessariamente includere referenze relative ad almeno una produzione fatta a livello professionale;

per chi invece non ha alcuna precedente esperienza attoriale, si accettano referenze personali e/o professionali relative ad altri settori. (Per referenze personali, si intende che siano fornite ad esempio da un sacerdote o da un insegnante che conoscano il/la candidato/a.);

- un'autorizzazione scritta per l'utilizzo dei dati personali.

- una dichiarazione scritta del candidato/a che, in caso di ammissione al laboratorio, attesti di poter provvedere personalmente alle proprie spese di viaggio, vitto ed alloggio e di essere inoltre in possesso o di poter provvedere a farsi carico di una copertura assicurativa personale in caso di infortuni, incidenti,  danni a persone o cose per tutta la durata del laboratorio.  

Si prega di inoltrare la domanda, allegando copia di tutta la documentazione richiesta ed indicando come oggetto il nome e cognome del candidato/a, al seguente indirizzo di posta elettronica:


Le domande possono essere inoltrate sin da subito e dovranno pervenire entro e non oltre Venerdì 9 Agosto fino alle ore 12 (mezzogiorno).

PIO XII SUL TEATRO

DISCORSO DI PIO XII AGLI ATTORI, AUTORI, CRITICI DRAMMATICI E REGISTI.

Un vieto pregiudizio, abbastanza diffuso, mette in opposizione, quasi in reciproca ostilità, la Chiesa e la professione drammatica.

La vostra presenza qui, diletti figli e figlie, nella ricorrenza della festa di S. Genesio martire, a proposta del benemerito Centro Cattolico Teatrale, dá a quella erronea concezione un’aperta smentita e porge a Noi l'occasione di mostrare ancora una volta quanto essa sia infondata ed ingiusta.. Ma appunto perché la Chiesa conosce e stima la potenza della vostra arte e la grandezza della vostra missione, si leva, talvolta severamente, contro coloro i quali, avvilendo la loro dignità personale e mancando ai loro particolari doveri, mettono l'ingegno e l'arte loro al servizio dell'errore, della empietà o della sensualità.

Che cosa dunque deve fare il teatro – o il cinema – per compiere la sua missione di bene? Deve fare opera d’arte, ma opera d'arte nel senso più ampio, e ad un tempo più sano e più alto della parola, come voi stessi ne darete fra poco un saggio, offrendoci la recitazione di due fra le più belle scene dei «Promessi Sposi». L'ufficio e la missione dell’arte rettamente usata è d'innalzare, mediante la vivezza della rappresentazione estetica, lo spirito ad un ideale intellettuale e morale, che oltrepassa la capacità dei sensi e il campo della materia, fino ad elevarlo verso Dio, Bene supremo e assoluta Bellezza, da cui ogni bene e ogni bellezza deriva.

Egualmente lontana così da un vago idealismo, il cui sogno inconsistente o il cui simbolismo inafferrabile perde il contatto con le realtà, come da un realismo servile che aderisce strettamente all’oggetto o al fatto materiale, senza permettere allo spirito di staccarsene. L'arte, l'arte vera, col giuoco delle forme, delle ombre, delle luci, con la melodia del canto o con la delicata modulazione della voce nella semplice recitazione, da al pensiero trasparenza e armonia, e interpreta o risveglia i sentimenti e le passioni che dormivano o fermentavano segretamente nel cuore dell‘uomo.

Quanto all'arte dello storico (che non sia un semplice cronista) e del romanziere, il suo retto uso tende a mostrare o piuttosto a far intuire nello svolgimento dei fatti la concatenazione dei principi e delle conseguenze, nel groviglio delle azioni esteriori, i motivi e gl'impulsi nascosti, nobili o bassamente interessati, i caratteri, le passioni in conflitto, e soprattutto a far intravedere la parte di Colui che, pur senza pregiudizio della libertà di cui Egli ha dotato l'uomo, rimane sempre il «protagonista della storia».

Fate ora che l'arte drammatica s'impossessi dell'opera del romanziere e dello storico e che la rispetti fedelmente; una folla di riflessioni, di considerazioni, indispensabili alla penna dello scrittore, vengono sostituite ed espresse con un semplice moto delle ciglia, con un furtivo increspamento delle labbra, con una leggiera inflessione della voce, con una pausa, con una pronunzia lievemente accentuata, non meno bene, anzi talvolta anche più efficacemente, che con gli scatti veementi o col fremito di tutta la persona. Aggiungete a tutto ciò gl'innumerevoli accorgimenti della decorazione, dell'allestimento scenico, del chiaroscuro: fra gli autori, gli attori e i servizi più svariati la collaborazione diviene così stretta ed intima, che nell'effetto prodotto le loro parti quasi si fondono insieme in una sola.

Ma vi è anche un’altra collaborazione alla quale tutto, si direbbe, è nell'arte drammatica subordinato. Il pubblico, affascinato, dimenticando che è là per guardare ed ascoltare, vivere la scena, di cui viene ad essere in qualche modo l'attore più che il testimonio; esso vive, sente, vibra, freme con tutta la potenza delle sue facoltà, in tutta la vivacità delle sue impressioni. E questa agitazione di tutto il suo essere è mossa e sostenuta da voi, autori, attori e attrici del teatro e del cinema. Il più sovente l'impressione è durevole, talvolta indelebile. Lo spettatore esce dalla sala portando con sé e in sé convinzioni profonde o pregiudizi tenaci, elevate aspirazioni o cupidigie abiette.

Grande è dunque la vostra responsabilità! Se nella rievocazione dei medesimi fatti, la storia, maneggiata da autori diversi, può divenire tendenziosa e parziale e servire alla propaganda di tesi opposte, che dire del dramma, il quale agisce così direttamente sull'animo dello spettatore, sui suoi sensi, sulla sua immaginazione, sulla sua impressionabilità, anche più che sulla sua ragione e sul suo giudizio?

Responsabilità formidabile, ma al tempo stesso nobile ed elevata, che voi, diletti figli e figlie, intendete di portare degnamente.. Ma allora donde viene che altri invece la prendono alla leggiera e senza scrupoli, e non fanno valere la loro azione e il loro influsso sullo spirito e sul cuore umano, specialmente dei giovani e degli adolescenti, se non per corromperli e degradarli?

Di questo funesto disordine Ci sembra di scorgere due cause principali.

La prima è la mancanza di carattere e di energia, che induce a cedere ai desideri e alle esigenze di un pubblico guasto, a lusingare od anche ad eccitare le sue passioni e i suoi cattivi istinti, a mendicare da lui, in contraccambio, degli applausi, le fragorose risate, e soprattutto i lauti profitti con cui esso paga simili spettacoli. I larghi e facili successi spingono ad offrirne sempre dei nuovi; quelle rappresentazioni richiedono così poco ingegno per produrle e così poca grazia e abilità per eseguirle! Ma intanto il gusto già volgare, divenendo a mano a mano più grossolano, esige un veleno ognora più violento, e in tal modo si cade sempre più in basso!

L'altra causa del male potrebbe sembrare meno pericolosa e nociva: tanto essa è sottile, tanto è umana! La tentazione è ben grande per un autore di mettere in rilievo la finezza e la profondità della sua penetrazione psicologica spingendo fino in fondo l'analisi dei caratteri, ed anche dei sentimenti più delicati o delle più impetuose passioni, di profondere le ricchezze della sua tavolozza nella pittura delle azioni e dei costumi. La tentazione è ben più forte per un attore od una attrice di forzare o di attenuare la interpretazione per modellare l'opera altrui sull'impronta del proprio carattere personale, di rasentare, col pericolo di oltrepassarli, i limiti della discrezione nel far mostra dei propri doni o delle proprie attrattive anche fisiche. In un romanzo queste anatomie morali, questi esibizionismi realistici, queste descrizioni del lusso o della miserie sono atte a turbare il cuore del lettore. Che sarà dunque quando, nel clima e nella eccitazione collettiva della sala, i fatti si svolgono sensibilmente come nella realtà, ma, per così dire, condensati, compressi, resi più intensi dalle sorprendenti risorse del cinema, o quando, al teatro, i personaggi son là, in carne ed ossa, talmente immedesimati con la loro parte che i pensieri, i sentimenti, le passioni che li agitano fanno veramente scintillare, sorridere, piangere i loro occhi e palpitare il loro cuore?

Narra Cicerone nel lib. II De Oratore (XLVI, 168) di aver veduto sovente egli stesso, saepe ipse vidi, gli occhi di un attore ardere nel recitare alcuni versi di una tragedia di Pacuvio e che l'attore medesimo non pronunciava mai la parola (paternum) aspectum, senza che egli, Cicerone, avesse l'impressione di essere proprio dinanzi al vero Telamone reso folle dal dolore per la morte del figlio. Poi, quando l'attore, cambiando l'espressione della voce, riprendeva il suo dire con un tono commosso, infelxa ad miserabilem sonum voce, le lagrime ei singhiozzi si mescolavano alle sue parole. Che se un attore non poteva acclamare quei versi senza viva emozione, credete voi –concludeva il grande oratore romano – che Pacuvio nello scriverli rimanesse calmo e tranquillo?

Resta dunque ben chiaro che ogni collaboratore dello spettacolo drammatico, il quale si arrende alle esigenze del pubblico invece di dominarle, ovvero si lascia andare alle piccolezze della vanità o vincere dalla brama di guadagni che la coscienza riprova, non soltanto perde qualche cosa della sua propria dignità, ma anche offende l'arte, l'arte che egli dimostra di non amare con bastante coraggio per resistere ai capricci del cattivo gusto, né con sufficiente disinteresse per preferirla agl'incentivi della vanagloria e del lucro.

Che una certa folla si accalchi agli spettacoli indecorosi e pretenda rappresentazioni sempre più licenziose, è purtroppo un fatto innegabile. Ma non sarebbe giusto di fare essa sola responsabile di simili pervertimenti, di attribuire alla sua stessa natura il gusto depravato della bruttezza e del male, o di crederla talmente indurita e assuefatta ai violenti incitamenti dei sensi da non essere più in grado di gustare piaceri onesti, quando le siano presentati in forma di reale bellezza. Esperienze recenti sono là a dimostrare che le vere e sane opere d'arte incontrano anche ora, anzi forse più che in passato, il favore non solo degl'«intellettuali», ma altresì delle classi popolari.

Quale magnifico campo di attività si offre pertanto a voi, autori drammatici, a voi, registi, a voi, critici teatrali! Spetta a voi di ristabilire il contatto fra il pubblico e le belle ed alte creazioni del genio umano, di lavorare alla rieducazione del buon gusto e alla onestà dei sentimenti, d'insegnare agli spettatori a scoprire essi stessi e a gustare i capolavori degni di tal nome, che presentate alla loro ammirazione.

Quanto a voi, attori ed attrici, è ben naturale, è ben comprensibile l'emozione intensa di gioia e di fierezza che invade l'animo vostro dinanzi a quel pubblico, tutto teso verso di voi, anelante, plaudente, fremente. Voi lo vedete soggiogato dall'arte vostra, voi sentite tutta la potenza della vostra azione sulle menti e sui cuori. Onore a quelli e a quelle che consapevoli della loro grave responsabilità, consci della nobiltà della loro missione, non scorgono nel loro influsso sulle anime che un mezzo per elevarle al di sopra della terra e farle salire verso l'ideale. Tali sono quegli attori e quelle attrici che non entrano in scena senza aver innalzato il loro pensiero e la loro intenzione a Dio, e non reca più sorpresa di vedere talvolta Cristo scegliere fra le vostre file spiriti superiori che Egli illumina e guida verso le altezze mistiche di una vita di perfezione.

Noi, a cui nulla sta più a cuore che di riconoscere e di esaltare l'opera della multiforme grazia divina nelle anime, Ci rallegriamo profondamente per così belle vittorie, mentre invochiamo su di voi, sulle vostre famiglie, su tutte le persone che vi sono care, l'abbondanza dei celesti favori, di cui è pegno l'Apostolica Benedizione, che con paterno affetto v'impartisco.    



Roma, San Pietro in Vaticano, 25 agosto 1945.

S.S. Papa Pio XII


Fonte: Osservatore Romano n. 197 del 27-28 agosto 1945 (trascrizione manuale da originale fotografico).